Il nuovo, magnifico album di Olden

Prologo

Come mi sono imbattuto in Olden? 25 luglio 2019, ore 11:21. L’inconfondibile dinnnnng! di un messaggio che arriva su WhatsApp. Butto un occhio: è di Mirco Salvadori – un grande amico, oltre che noto scrittore di musica e parte della squadra che lavora ad Alone, l’album perpetuo di Gianni Maroccolo.

“Marco ciao, ti scriverá Flavio Ferri (DeltaV) che avrebbe bisogno dei tuoi servigi. Vedi tu se e come e cosa. Baci!”

Messaggistica e mail non mentono. Servirono poco più di due ore per chiudere il cerchio: ci sentimmo telefonicamente quasi subito, in una ricca conversazione che per un’ora unì il Trentino alla Catalogna, dove Flavio vive e lavora. Alle 13:41 arrivò la mail con il link ai brani “del nuovo disco”. Lo ascoltai subito.

Prima che sia tardi

Avrebbe dovuto intitolarsi Non ci prenderanno mai, stando a ciò che sapevo. Il primo brano, Prima che sia tardi, mi colpì subito. Bello, cantato da una voce notevole, aperta da un parlato di pietra. Ma quell’inizio? Un suono rallentato:

“Credo nell’occidente, credo nel libero mercato…”
“Siete dei nemici di questa nazione! Siete dei nemici della vostra identità! Siete dei nemici degli italiani!”
“E QUESTO, PIACCIA O NO, HA DEL SACRO.”

Che succede qui?

La canzone si snoda bene, scorre, suona. Cantautore, penso, ma non solo. Cantautore perché canta ciò che scrive, ma il suono è diverso dalla media. Non è rock in senso stretto, qui i linguaggi si sommano. C’è perfino un mellotron lontano, che incredibilmente non mi fa pensare di essere tornato nel 1970 (cosa che non sopporterei più, sinceramente: l’amore è una cosa, l’accanimento un’altra). Dopo tre minuti scarsi sono già convinto: questo sa scrivere davvero.

Olden

Al secondo brano si svolta. Capisco che il primo è quasi un prologo. Basta mezzo minuto per realizzare che Olden non è tanto un cantautore canonico, quanto un musicista e un autore a tutto tondo. Le parole iniziano a tagliare davvero quando per la prima volta appare la protagonista della storia che l’album si accinge a narrare. La sua pelle ha un colore diverso dalla media e lei si manifesta con versi che sono scudisciate:

…una ragazza dagli occhi splendenti
Adesso trema e trattiene il suo pianto
Lei, figlia di madre fra gli inesistenti
Che sono quelli che dovranno partire
Mandati indietro come carne scaduta
Zahira ha paura e vorrebbe fuggire
Ma un uomo la vede, la insulta e le sputa…

Tutto questo in un turbine di rumore organizzato ma lancinante, grazie alla geniale produzione di Flavio Ferri. Al termine della canzone inizio a pensare che se il livello reggerà fino alla fine l’album sarà un capolavoro.

E poi si vola

Il terzo brano cambia registro e taglia le gambe in un altro modo. È l’unico che il mondo abbia conosciuto fino a oggi e s’intitola Aquilone. Guardate – questo è il video che Flavio m’inviò in anteprima il pomeriggio del 10 gennaio, appena fu finito. Ero in autostrada, Modena alle spalle, casa davanti, e mi fermai in autogrill per guardarlo. Ricevere anteprime di questo genere è una cosa che considero tra gli enormi privilegi della mia vita. Prendetevi tre minuti, ne vale la pena.

Olden – Aquilone (Official Video)

Pochi giorni fa, un cantautore che stimo molto mi ha scritto che ritiene Aquilone una delle migliori canzoni scritte negli ultimi anni. Non posso obiettare: è un brano perfetto, ma non solo. Per quanto mi riguarda, incarna tutto ciò che una canzone dovrebbe essere. Ci sono una storia, un’ambientazione, un pensiero, una melodia sorretta da un arrangiamento misuratissimo, che sottolinea le parole invece che soffocarle come spesso accade. Una miniatura che vive di vita propria: dice tutto, non spiega nulla.

Due colpi nel centro

Non ho intenzione di raccontare tutto l’album brano per brano, perché trattandosi di una storia autonoma, con un inizio e una fine, sarebbe quasi uno spoiler. Chi vorrà ci entrerà da solo. Mi limito a dire che Prima che sia tardi mette a segno due colpi magistrali.

Il primo consiste nel riflettere a specchio il tempo presente con tutte le sue miserie – più di pensiero che materiali. Questo è un album che, spero, ci farà riguardare ai giorni di oggi quando certe uscite quotidiane di alcuni tra i nostri sedicenti leader saranno un ricordo, e quando avremo recuperato la lucidità sufficiente per renderci conto di quanto populiste siano le prese di posizione che ci vengono cacciate in gola a forza ogni giorno della vita.

Il secondo consiste nel far passare un concetto estremamente sottile in maniera nitida: esiste una storia individuale delle persone ed esiste una storia collettiva della società. La storia collettiva è necessariamente la sommatoria delle storie individuali che sono le nostre vite, ma le due storie possono comunque divergere, talvolta in maniera squarciante.

Dell’abbandono e della libertà

È quello che accade nella storia narrata in Prima che sia tardi. Lo squarcio però non è necessariamente doloroso: in un momento di grande consapevolezza, l’artista comprende una verità importante e ce ne fa dono. Ci comunica che l’abbandono di una persona, non importa quanto essenziale, può essere visto dalla prospettiva dell’amore come una scelta di libertà. Una scelta che non solo va rispettata, ma può farci innalzare, sia pure nel dolore. Un insegnamento indiretto a tutti coloro che chiudono la via al prossimo, partendo dal presupposto che la propria posizione sia l’unica concepibile.

Dell’amore e della poesia

Prima che sia tardi è in ultima analisi un album che racconta un amore sconfinato e irripetibile, sullo sfondo distopico del mondo che ci circonda. Il contrasto è pauroso: il continuo entrare e uscire dal proprio intimo per fare incursione nel collettivo è portato avanti in maniera magistrale. Ovviamente qualcuno penserà che io sia di parte, e naturalmente lo sono: ma chi mi conosce sa che non sono semplicemente in grado di lodare ciò che non mi convince fino in fondo.

Dopo averci fatti entrare nella storia e condotti attraverso ogni singola stanza che la compone, Olden ci mostra una via d’uscita che si articola in due brani. Il penultimo, Il clown, in cui il personaggio più negativo della storia si autoriduce, sconfitto. L’ultimo, Puntuale, rapsodico e riassuntivo di tutto il lavoro: un lunghissimo titolo di coda in cui i protagonisti del lato sano della storia si congedano. In molti sensi.

Pago un piccolo omaggio alla poesia del testo, che non ha mai pretese intellettuali e non si riveste di spocchia concettuale. Usa parole precise ma semplici, che proprio per questo fanno breccia. È difficilissimo scrivere una poesia che sia al contempo semplice e profonda. Il mio omaggio consiste nella citazione di una sola frase, che se viene letta fino in fondo non può non causare un piccolo tremito interiore:

…le mie carezze addormentate dentro a un treno…

Nel contesto in cui è cantata, una frase così non ha prezzo. Siete invitati a scoprirlo, quel contesto.

Olden – Prima che sia tardi – Booklet CD 2

Dell’artwork, del titolo

Realizzando l’artwork sulla base delle illustrazioni di Cristiano Baricelli, da me ampiamente manipolate e ridefinite, ho cercato di riflettere ciò che la storia narrata m’ispirava. Nell’ultima pagina di testo in origine avevo creato un effetto per cui una luce sembrava filtrare sotto il foglio: il segno di una speranza di futuro. Il giorno prima di chiudere, ho aggiunto la sinistra forma delle zampe dell’Oca Nera che ci saluta dalla copertina. Un significato incombente e opposto a quello originale.

Olden – Prima che sia tardi – CD Booklet.indd

Perché l’Oca Nera? Per scoprirlo dovrete ascoltare l’album. Il senso è quello di dire – attenti, possiamo vincere, ma prima o poi torneranno a cercarci. Occhi aperti, quindi. Nel frattempo io sto con Olden: Ci riprenderemo tutto. E, parallelamente, non ci prenderanno mai. In una frase sola: We can be heroes.

Il titolo, infine, è diventato Prima che sia tardi perché mi sembrava una frase più suggestiva del titolo originale. Flavio mi aveva chiesto di scegliere tra questo e il primo titolo – Non ci prenderanno maiPrima e tardi sono concetti opposti, eppure convivono in questa espressione. L’importante è che vinca il prima, che non sia troppo tardi. La musica di Olden sembra suggerire che abbiamo ancora spazio e tempo per vivere – e scusate se è poco.

Personaggi e interpreti

OLDEN: voci, chitarre acustiche, pianoforte, organo
ULRICH SANDNER: chitarre, mandolini, violini, organ bass pedal
FLAVIO FERRI: chitarre, tastiere, pianoforte, tamburelli e percussioni, effetti e rumori
DOCTOR ALLAU batterie
FRANCESCO MICELI batterie

Composto da OLDEN tra il novembre 2018 e l’agosto 2019

Registrazione, mix, master – Flavio Ferri c/o Republica Recordings – Barcelona
tra il febbraio e il settembre 2019

Prodotto da Flavio Ferri
Edizioni Girl in a Suitcase / Davvero Comunicazione

L’album è stato pubblicato da VRec Music Label con il numero di catalogo 295.
È disponibile in CD, LP limited edition, download/streaming digitale: qui oppure qui.