Giulio Casale – l’intervista
I cinque anni di Giulio Casale. No, sei. O due?
Giulio Casale non ha mai smesso di muoversi: è ancora in viaggio, come afferma all’inizio della video intervista che proponiamo. “Dalla parte del torto”, ormai penultimo album, risale a sei anni fa. “Inexorable” uscirà l’11 gennaio 2019 per VRec Music Label. Nel frattempo è apparso un EP in edizione limitata, intitolato “Cinque anni” e contenente alcuni brani pubblicati come singoli a partire dalla primavera 2017.
Oltre due anni separano l’inizio dei lavori di “Inexorable” dalla pubblicazione. Dell’album abbiamo già parlato qui, nella presentazione artistica realizzata da Laura. Perché un tempo tanto lungo, cento settimane e oltre? I motivi sono diversi. In ogni caso, il lavoro era ampiamente concluso dopo un anno, ma solo a marzo 2018 si è concretizzata la possibilità di pubblicarlo. Non è facile, nel mercato di oggi – fermo restando che “mercato” non è un termine che ci aggradi. Il problema è il rumore di fondo generato da quantità industriali di musica, o qualcosa di sedicente tale, che spesso soffoca anche le intenzioni più nitide. Se le intenzioni sono anche coerenti e si rifiutano di scendere a compromessi, la frittata è fatta. Non è facile, non è mai stato facile, meno che mai ora. Neanche o soprattutto se il tuo nome è Giulio Casale.
Dell’immagine proiettata
C’è un dato di fatto che sembra un ossimoro insolubile. Un artista, per definizione, dev’essere libero di esprimersi; allo stesso tempo, in qualche misura rende conto a chi lo segue dei propri liberi cambiamenti. So much for freedom, direbbero gli inglesi. Ha suscitato qualche domanda il fatto che – sorridiamone pure – Giulio Casale sia apparso a un certo punto con i capelli sensibilmente più corti e la barba diradata rispetto a qualche anno fa. Intervistandolo, non potevamo non indagare i motivi di tale scelta, che sono assai più leggeri di quanto si potrebbe pensare – come ci aspettavamo.
A tutti gli effetti, il nuovo look (parola altrettanto ingrata che “mercato”) si sposa bene con il video di “Un giorno storico”, singolo pubblicato il 15 novembre 2018 come anteprima dell’album. Vale la pena di guardarlo bene per coglierne l’ironia sottile: un artista si atteggia a rockstar nel momento in cui canta la storia della persona meno rilevante dell’anno. Storia vecchia, viene da dire. Fa un certo effetto trovare questo concetto nella voce di chi è considerato da più parti uno degli autori, interpreti, e perfino attori più incisivi del nostro tempo. Ma nel mentre, si fatica assai: almeno un premio di consolazione per chi arriva, se non ultimo, nel gruppo di coda? Meritato.
Intervista, prima parte
Proprio per questo abbiamo deciso di aprire il microfono e le telecamere a Giulio, chiedendogli di raccontarci senza filtri i percorsi, i piccoli trionfi e le disfatte che lo hanno condotto a questo Tempo. Che è il suo, ma anche il nostro. Il look, quindi, gli anni passati dall’ultimo album, il senso dello Zeitgeist che pervade ogni brano, quello delle “canzonette” stesse, per citare Bennato. Ma anche una domanda (terribile!) sulla canzone più importante della sua carriera e sul senso di uno dei brani più significativi di “Inexorable”, intitolato “Sono corpo”.
Una seconda parte
Nella seconda parte dell’intervista, Giulio Casale racconta la genesi di certi personaggi che popolano i suoi brani, e come quei brani siano in qualche modo specchi del loro carattere: la nuova Bice totalmente disorientata e persa, ad esempio, ma anche l’amata Nina di “Senza direzione”, che può solo fuggire in avanti. Si parla anche del ruolo dei due produttori artistici, Lorenzo Tomio e Alessandro Grazian, del progressivo impoverimento del linguaggio nella canzone contemporanea, e della temperatura dell’aria alla reunion degli Estra avvenuta a Vascon nel 2017.
E perfino una terza
Per finire, il senso di appartenere a una band, un gruppo di persone con le quali suonare assieme: da qui, i piani per il tour e una domanda impertinente su possibili collaborazioni future. Per finire con un classico: che senso ha, per Giulio Casale, il nome moonmusic?
Dietro quelle quinte
Me lo ricordo bene: era il 25 novembre 2016 e fuggivo, letteralmente, da Cuneo. Fuga motivata: le precipitazioni dei giorni precedenti avevano causato disagi e allagamenti ovunque. C’era il rischio tangibile di chiusura dell’autostrada. Finii un lavoro verso le 13, saltai in auto sperando di giungere a casa senza sorprese.
Poco prima di arrivare al casello scaricai la mail, e trovai un messaggio di Giulio con un allegato: un file audio registrato al volo (voce e chitarra, eh) nei camerini del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove la sera avrebbe portato in scena “Il sogno di un’Italia” assieme ad Andrea Scanzi. Ascoltai mentre guidavo. “La lunga storia di un tormento…” Era “Scolorando Bice”, che allora aveva come titolo il solo nome proprio della protagonista. Avevo già sentito diversi provini, grezzi e diretti come i provini dovrebbero essere, ma quello fu il momento in cui pensai: “Sì, ci siamo davvero.”
Le primissime sessioni di pre-produzione dei brani, con Lorenzo Tomio, iniziarono nel mio studio pochi giorni più tardi. Adesso? Siamo qui.
Nuda al centro della piazza, Bice
Conservo quel provino e molti altri sotto chiave. Non per archeologia futura, ma per il loro valore di memoria e di fotografia del tempo: mio, nostro, di tutti. Non posso che essere felice che “Inexorable” sia infine arrivato, dopo tanta attesa. Svelerò un dettaglio insignificante, e ne avrei altri: la fotografia che accompagna “Scolorando Bice” nel libretto del CD ritrae una statua. Dominava il giardino di un hotel di Saint-Paul-De-Vence, in Costa Azzurra. La scattai oltre dieci anni fa, in quel luogo di artisti indeciso tra medioevo e kitsch. Non potevo smettere di guardarla, bronzea e impalata nel tentativo (vano?) di spiccare il volo. Pensavo che quello fosse il luogo giusto per incontrarla, nell’entroterra di uno dei luoghi più incantati e assieme più corrotti da mano umana che io ricordi.
Mai avrei pensato di utilizzarla per illustrare un brano – che è ciò che mi piace fare e pensare. Era la persona meno rilevante, l’opera meno rilevante del mondo? Non ci credo, noi non ci crediamo. Eppure sì, servirebbe un vento forte, inesorabile. Che potrebbe anche alzarsi, se ascoltassimo davvero. Forse, Giulio Casale ci sta dando questa chance.